Cosa faceva oggi a Verbania, nell’Auditorium dell’Hotel Il Chiostro una fotografa “internazionale” come Monika Bulaj? Collaboratrice di diverse pubblicazioni periodiche, espositrice in vari paesi d’Europa – e scrive attualmente sceneggiature per documentari, ma la sua più grande passione sono state sempre le fedi estreme: non gli estremismi, ma le fedi lontane, remote, irraggiungibili, che il suo obbiettivo è andato scovando negli angoli della terra più sperduti ove alla «fiamma d’un sentimento antico si scaldi ancora lo spirito della comunità».
«Sono ritornata a Khinalug, il più alto degli àoul, come qui chiamano – alla turca – i villaggi dell’alto Caucaso, fortezze arroccate, blindate da leggi secolari e codici d’onore. Luoghi dove l’ospite è sacro e l’esilio è pena peggiore della morte. Qui, dove le strade finiscono, in un centinaio di case di pietra a duemilacinquecento metri d’altitudine, si è conservata una delle più misteriose lingue del mondo, una lingua frusciante, da uccelli, dalla grammatica bizzarra e dalle consonanti impronunciabili, con più di 70 lettere e ben 15 casi di declinazione».
«Ho passato anni e anni tra le valli della Polonia settentrionale, nel Caucaso, in Turchia, ascoltando i racconti dei vecchi, fotografando l’anima della gente come si manifestava, di volta in volta, in riti musulmani, cristiani ortodossi, sciiti, ebraici» ha raccontato la “donna viaggiatrice”, dichiarando di essere stata trattata sempre bene, «meglio di un ospite e meglio di una donna», ovunque andasse, e di aver scoperto «un modo diverso di apprendimento, opposto a quello velocissimo dei media: ed è l’apprendimento che passa attraverso i piedi e la lentezza, in cui ciò che vale non è tanto la quantità di informazioni quanto la quantità di passi fatti per guadagnarle».
Monika mostra nelle sue immagini racchiusa la vita, i gesti e i colori della quotidianità. Ma da esse riesce anche a filtrare il senso del mistero, una spiritualità diffusa che impregna persone e cose: non sono semplici reportage, ma percorsi di avvicinamento, di immedesimazione, di condivisione di luoghi tempi odori sapori sguardi. Il viaggio di Monika diventa il viaggio di chi guarda e il visibile acquista forza e capacità di suggestione.
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