Iso Camartin ad oggi ha dedicato oltre una ventina di opere alle minoranze culturali dell’arco alpino, strenuo difensore della pluralità linguistica, acuto registratore di varietà artistiche, filosofo e docente universitario: autentico appassionato di montagna che ha lasciato una metropoli come New York per dialogare con il pubblico di LetterAltura a Verbania, appena sotto alle sue care prealpi, sabato 30 giugno, tra le 18:00 e le 19:00 (ma l’incontro s’è prolungato per i plausi e le domande del pubblico) nella suggestiva sala affrescata della Società Operaia di Verbania: «una città, ha esordito, che trovo davvero ideale per un festival».
L’incontro aveva un sapore svizzero, organizzato e condotto con la collaborazione di Daniela Fornaciarini, giornalista di Rete Due – RTSI (la Radiotelevisione della Svizzera Italiana, partner della manifestazione).
E infatti Iso Camartin è nato a Coira, nei Grigioni, e ha insegnato alcuni anni al Politecnico di Zurigo prima d’assumere la direzione della televisione svizzera tedesca; ora si dedica, specificamente, alla scrittura, e ha pubblicato da poco un saggio, Bin ich Europeaer, in cui parla fra l’altro dell’europeismo di letterati e umanisti grigionesi del passato.
«Mi sono interrogato sulla mia identità alpina. Ho sempre visto la montagna come una provocazione alla civiltà. L’uomo, là, non è misura di tutte le cose. Penso alla realtà fisica della materia morta: non umana, né animale, nemmeno vegetale. C’è qualcosa di profondamente antiumano nelle rocce». Il professore è arrivato a citare anche Nietzsche, che nella montagna vedeva il sorpasso delle mediocrità umane. E nella continua ricerca di un’identità, l’uomo «ha qualcosa da trovare, a mio avviso, lassù. C’è qualcosa lassù che chiede una risposta».
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