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di letteratura di montagna, viaggio, avventura

 

Il futuro incerto tra Oriente e Occidente

a cura di Matilde Zanni

Domenica, 28 Giugno 2015

Il futuro incerto tra Oriente e Occidente C’è il pienone il pomeriggio di domenica 28 giugno nel chiostro dell’Hotel Il Chiostro per l’incontro con William Dalrymple, storico e scrittore francese, esperto della cultura e della storia orientali, vincitore del premio Hemingway nel 2015.
A LetterAltura presenta il suo ultimo libro, “Il ritorno di un re”, romanzo storico basato sulle vicende dell’Afghanistan nella seconda metà dell’Ottocento: nel 1839 un'armata britannica di quasi ventimila uomini invade l’Afghanistan per insediare sul trono del paese un sovrano fantoccio, Shah Shuja, vero protagonista del romanzo, e contrastare così la temuta espansione russa in Asia Centrale. E’ l’inizio del Grande Gioco, la sanguinosa partita a scacchi tra potenze coloniali europee per il controllo della regione, ma è anche il primo fallimentare coinvolgimento militare dell'Occidente in Afghanistan.
Narrando queste vicende, Dalrymple evidenzia l’incapacità del mondo occidentale di comprendere la cultura orientale, adesso come allora, e dice, citando Burk: “Colui che non conosce la storia è destinato a ricadere sempre negli stessi errori. Secondo me l’Occidente ha senza dubbio riflettuto su ciò che la storia aveva da insegnare, ma è giunto alle conclusioni sbagliate. Ultimamente, per quanto riguarda la questione orientale, si sente solo parlare di ISIS, di violenze, di una cultura e una mentalità troppo diverse dalla nostra per essere compatibili (spesso sono viste come inferiori, prive di valore), o per permettere una convivenza pacifica. Si ha paura di arrivare a uno scontro tra civiltà, ma si dimenticano le bellezze che queste due diverse culture sono riuscite a creare nel passato. Occidente e Oriente non sono sempre stati nemici”. Dalrymple sottolinea poi come siano ancora fin troppo presenti nella cultura occidentale vecchi valori ormai privi di senso: “Abbiamo ancora la mentalità dei colonialisti, come se il mondo fosse nostro e avessimo il diritto di dominarlo. Ma tutto questo non serve a niente. Svegliamoci, guardiamo questa nuova realtà, facciamoci amici, e non nemici”.   Paolo Aleotti,  alla fine dell’intervento, lo ringrazia per questa “lezione di storia e di umanità”.

 
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