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di letteratura di montagna, viaggio, avventura

 

Arrampicare a Stoccolma. Dalla nostra inviata speciale in Svezia, aspettando #letterA2015

a cura di Francesca Pavan

Lunedì, 16 Marzo 2015

Arrampicare a Stoccolma. Dalla nostra inviata speciale in Svezia, aspettando #letterA2015 Francesca Pavan, antropologa, 26 anni, è la nostra inviata speciale in Svezia. Ama la fotografia, il cinema, l'arrampicata e i viaggi. Ossolana d'origine, ha vissuto in Canada, Inghilterra, Australia e Cambogia. Inizia da subito a sorprenderci con questo racconto sull'arrampicata in città.

La Svezia è letteralmente circondata da Madre Natura. Distese polari, fiumi, laghi, spiagge, sconfinate foreste di pini, magici arcipelaghi e persino picchi alpini avvolgono questo Paese in modo del tutto armonioso.

La stessa capitale, Stoccolma, pare un immenso parco: difficile credere che ci si trovi in una grande città che conta circa 900mila abitanti.
Complici il regolamentato utilizzo delle macchine, un insito rispetto civico da parte dei cittadini e l’impeccabile funzionamento dei servizi offerti dallo Stato, Stoccolma rappresenta un vero e proprio paradiso per gli amanti della natura che, allo stesso tempo, non vogliono rinunciare alla vita culturale e modaiola di tutti i giorni.

Tra le moltissime attività sportive che si possono svolgere all’aperto, Stoccolma offre la possibilità di praticare l’arrampicata, persino in pieno centro. Può capitare che sporgendosi da un ponte o facendo una passeggiata lungo mare si intraveda lo scalatore di turno in procinto di calarsi dopo aver raggiunto la cima .  La vista è alquanto bizzarra. Parete rocciosa da una parte, palazzi residenziali super moderni dall’altra. Mare e vetrate. Non certo la classica ambientazione che ci s’immagina pensando al rock climbing. Per questo motivo a Stoccolma si parla spesso di urban climbing, una sorta di rivisitazione urbanizzata della classica arrampicata libera.

Senza allontanarsi troppo dalla città, inoltre, si possono trovare vie di tutti i tipi e di tutte le difficoltà: dalle aree boulder allo sport climbing, passando per il traditional climbing (trad), praticato senza l’utilizzo di strumenti artificiali che aiutino lo scalatore nella ascesa.

Il fatto che la maggior parte delle pareti si possa raggiungere con i mezzi pubblici influisce certamente sul tipo di approccio all’ arrampicata da parte degli svedesi: non uno sport di nicchia, ma un’attività che coinvolge molti (un po’ come il calcio in Italia) - anche nei mesi invernali, nelle tantissime palestre indoor presenti in città. Non è raro incontrare in metropolitana giovani che con il crash pad in spalla si dirigono vero le aree boulder nascoste tra la foreste.
 
La prima domenica di marzo si è finalmente dato il benvenuto alla primavera con corde, rinvii e moschettoni (più tutto il necessario per una grigliata) aprendo così ufficialmente la stagione dell’arrampicata outdoor.
Una delle aree più gettonate è stata la scogliera sul mare a circa venti minuti dal centro, Ekoberget.
Quello che regala la vista, una volta raggiunta la cima, è uno spettacolo mozzafiato che ha richiamato l’attenzione di moltissimi scalatori, di tutte le nazionalità. Così, in un batter d’occhio, ci si è ritrovati a condividere esperienze, consigli e caffè con circa una ventina di ragazzi che non hanno sprecato nemmeno un briciolo di sole.
Ancora una volta, la scalata, ha confermato la sua caratteristica più importante: la socialità. Perché le amicizie che si legano sulla roccia durano di più.


 
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