Festival

di letteratura di montagna, viaggio, avventura

 

Cent'anni dopo la grande guerra

Mercoledì, 17 Dicembre 2014

Cent'anni dopo la grande guerra GIOVEDÌ 18 DICEMBRE, ORE 18 - Circolo dei Lettori, Torino
Nel 1914 l’Impero austroungarico giura che lo scontro con la Serbia durerà poco. La follia, invece, diventa globale. Il triestino Paolo Rumiz, autore di un appassionante diario giornalistico di viaggio sul primo conflitto, parte dalle storie di suo nonno per raccontare in Come cavalli che dormono in piedi (Feltrinelli) una guerra lunga un secolo.
In collaborazione con Salone Off 365.

Come cavalli che dormono in piedi (Feltrinelli)
Nell’agosto del 1914, più di centomila trentini e giuliani vanno a combattere per l’Impero austroungarico, di cui sono ancora sudditi. Muovono verso il fronte russo quando ancora ci si illude che “prima che le foglie cadano” il conflitto sarà finito. Invece non finisce. Ma il fronte orientale sembra essere stato cancellato dalla storia, censurato dal presente e dal centenario della guerra mondiale, come se a quei soldati fosse stato negato lo spessore monumentale della memoria.
Da questa rimozione e da un nonno che combatté con l’impero austroungarico Paolo Rumiz fa partire il suo nuovo libro, un viaggio in treno verso la Galizia, che attraverso diverse tappe (dalla Germania alla Francia, dall’Ucraina all’Italia), si conclude a Redipuglia.
In Galizia l’autore raccoglie le prime voci che provengono dai cimiteri polacchi e che si sommano alle altre progressivamente incontrate: quelle di tedeschi, italiani e austriaci. Sul treno che lo riporta in Italia dalla Polonia, Rumiz smarrisce il quaderno degli appunti: una perdita che interpreta fatalmente come rischio della perdita della memoria storica. Ma arrivano come benedizione nuovi racconti orali: si aprono le cassapanche delle famiglie che custodiscono come preziosi cimeli diari, appunti, cartoline ed effetti personali di chi non c’è più. Da quei racconti la memoria risospinge il racconto in Russia, in Ucraina, a Leopoli, dove si destano i ricordi di alpini passati dalla guerra alla rivoluzione leninista. I fantasmi dei vivi si accompagnano a quelli dei morti e il viaggio finisce a Redipuglia.

 
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