Festival

di letteratura di montagna, viaggio, avventura

 

WERNER HERZOG AD ALBA

Mercoledì, 5 Novembre 2014

WERNER HERZOG AD ALBA COLLISIONI IN COLLABORAZIONE CON LA REGIONE PIEMONTE, FILM COMMISSION TORINO PIEMONTE, ENTE FIERA INTERNAZIONALE DEL TARTUFO BIANCO D’ALBA PRESENTA:
Giovedì 13 Novembre
UNA GIORNATA DI STUDIO AL TEATRO SOCIALE DI ALBA
INCONTRO CON IL REGISTA ORE 21.00
“Nei miei film il paesaggio non è mai uno sfondo pittoresco. È uno stato mentale, possiede quasi delle qualità umane: perché è parte vitale del paesaggio interiore dei personaggi. (…) Dirigere paesaggi mi piace quanto dirigere attori o animali. Non scherzo, è proprio vero. Cerco spesso di introdurre in un paesaggio una certa atmosfera, usando suono e immagine per conferirgli un carattere definito. (…) Il punto di partenza per molti dei miei film è un paesaggio.” W. Herzog

Werner Herzog è nato a Monaco di Baviera nel 1942. Cresciuto in un villaggio delle montagne bavaresi senza mai vedere cinema e televisione, né usare il telefono, inizia a viaggiare a piedi a quattordici anni. L’esordio dietro la macchina da presa avviene nel 1961 e già nel 1963 egli fonda la sua casa di produzione, la Werner Herzog Filmproduktion. Dopo il 1965 viaggia a lungo tra Stati Uniti e Messico e partecipa al progetto di fondare uno stato utopico nel Guatemala. Torna in Germania nel 1968 e realizza il suo primo lungometraggio, Segni di vita, che riceve al Festival di Berlino il premio della migliore opera prima.
Il cinema di Herzog, ricco di opere ormai riconosciute come caposaldi della modernità cinematografica in Europa – Aguirre, furore di Dio (1972), L’enigma di Kaspar Hauser (1974), Cuore di vetro (1976), La ballata di Stroszeck (1977), Nosferatu e Woyzeck (entrambi 1979) – è caratterizzato, da condizioni di riprese avventurose fino all’estremo limite fisico, spesso ambientate in esterni inospitali (montagne, deserti, grandi corsi d’acqua). Ogni film diventa così un oggetto inafferrabile, in bilico tra finzione e documentario, come in Fitzcarraldo(1982), che narra la scalata di un battello sui fianchi di una montagna (effettivamente realizzata). La ricerca visionaria di una sacralità del paesaggio e l’idea del cinema come testimonianza del perdurare di civiltà sull’orlo della scomparsa contraddistinguono anche la notevole attività documentaristica di Herzog, dove la componente narrativa serve spesso a giustificazione del viaggio, dell’esplorazione di un luogo: dalla rivisitazione del Popol Vuh in Fata morgana (1971), ambientato nel Sahara, in Kenia, Tanzania, nei Paesi del Golfo della Guinea e nelle Canarie, all’Australia degli aborigeni in (1984; Dove sognano le formiche verdi), dalla Patagonia di Schrei aus Stein (1991; Grido di pietra) al Kuwait martoriato dalla guerra del Golfo in Lektionen in Finsternis (1992;Apocalisse nel deserto).

 
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