Festival

di letteratura di montagna, viaggio, avventura

 

DALLE CIME DOLOMITICHE ALL'AMAZZONIA DEGLI YANOMAMÖ

a cura di Carlotta Bartolucci

Sabato, 28 Giugno 2014

DALLE CIME DOLOMITICHE ALL'AMAZZONIA DEGLI YANOMAMÖ Franco Perlotto dialoga con Mirella Tenderini

La sala grandemente affrescata della Società Operaia sembrava scelta appositamente per ospitare i racconti delle grandi imprese di Franco Perlotto, alpinista e scrittore. Dialogando con Mirella Tenderini - traduttrice, scrittrice ed esperta nel campo dell'alpinismo – Perlotto ha raccontato, davanti a una sala gremita di persone, la propria esperienza di alpinista solitario prima e di volontario assolutamente altruista in seguito.

Alcuni elementi, che hanno caratterizzato le sue attività fin dall'inizio, sono aspetti con i quali si identifica ancora oggi: da ragazzo ha iniziato con la scalata libera, sperimentando soprattutto piste inedite, con un vigore e un certo desiderio di fama, uniti all'amore per "il selvaggio".

Suoi modelli ispiratori sono stati, d'altronde, Walter Bonatti e Alfonso Vinci. E proprio come loro, a un certo punto della vita, ha deciso di esplorare nuovi ambiti, come quello del volontariato, iniziando l'esperienza delle missioni umanitarie in ogni luogo del mondo e in ogni situazione, dall'emergenza bellica a quella sanitaria. E proprio come successo a Vinci e Bonatti, anche per Perlotto è l'Amazzonia il luogo “del cuore”: “L'Amazzonia ha montagne e una natura selvaggia, quindi puoi percepire quel contatto con lo sconosciuto – ha raccontato -. Le piste nascoste non ti danno fama, ma ti danno molto di più da un punto di vista personale".

Con ironia e precisione di dettagli ha descritto i primi approcci con il popolo, in particolare, degli Yanomami, i primi incontri, le opere costruite e i progetti avviati, sanitari e culturali insieme: imprese che risultavano mirabolanti al pari di quelle narrate alle pareti della sala, ma che conservano una semplicità di fondo che Perlotto, sollecitato dalla Tenderini, ha così spiegato: "Non ho mai cercato una ragione delle mie scelte, le ho soltanto provate a fare. Ho una forte resistenza fisica e psicologica che mi ha sempre facilitato in quello che ho fatto, ma non mi sono mai chiesto 'perché': riuscivo bene e ho continuato".

 
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