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Efratia. Storia di una famiglia ebrea

Lunedì, 6 Febbraio 2012

Efratia. Storia di una famiglia ebrea Incontro con Amos Gitai il 6 febbraio alle ore 21.00 al Circolo dei Lettori di Torino
Interviene Elena Loewenthal

“Figlio mio, entrambi amiamo troppo e dipendiamo troppo dall’amore. Sebbene sia una cosa fantastica, io preferirei che tu non assomigliassi a me in questa dipendenza.”

Efratia, la madre di Amos Gitai, nasce all’inizio del ’900 ai piedi del Monte Carmelo ma presto lascia Israele, per andare a studiare in Europa, in Austria. Da lì, va in Germania, dove resta fino a quando i discorsi di Hitler non iniziano a spaventarla, facendola tornare in Israele. Nel frattempo sposa l’architetto Munio Weinraub-Gitai e ha due figli; un altro muore. Per reagire al dolore, dopo pochi anni decide di tornare in Europa per studiare psicologia. Amos, che ha 10 anni, viene spedito in un kibbutz. Nelle lettere che gli scrive, si rivolge a lui come fosse un adulto, parlandogli dei suoi problemi e chiedendogli il permesso di restare lontano. Nelle sue risposte, Amos le racconta la vita nel kibbutz e quanto lei gli manchi. Attraverso le lettere che Efratia scrive al figlio e al marito, il ritratto di una donna autonoma, ribelle, insofferente verso ogni forma di dipendenza – perfino la dipendenza dai suoi affetti più cari.

AMOS GITAI è nato nel 1950 a Haifa. Studia Architettura all’Israel Institute of Technology. Trasferitosi negli Stati Uniti, completa gli studi in Architettura all’Università di Berkeley, in California, e contemporaneamente gira documentari in giro per il mondo. Al suo ritorno in Israele, nel 1993, realizza una decina di film sulla storia antica e recente di Israele. Con l’Inventario, Giorno per giorno - Yom Yom e Kadosh ha realizzato una trilogia sullo stato dei luoghi del suo Paese attraverso il ritratto delle principali città israeliane. Nel 2000 firma la regia del film di guerra Kippur, nel 2001 di Eden e nel 2003 di Alila, tratto dall’omonimo romanzo di Yahoshua Kenaz. Nel 2005 il suo film Free Zone è stato premiato al Festival di Cannes e nel 2008 ha ricevuto il Pardo d’oro al festival di Locarno.

 
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