Nel corso degli studi sui molluschi del Lago Maggiore, apparentemente in forte diminuzione negli ultimi decenni,
sono state trovate due specie di origine asiatica (Corbicula fluminea e Sinadonta woodiana) note tra le specie
invasive di più rapida e ampia diffusione a livello mondiale.
Questi molluschi bivalvi possono diventare molto abbondanti, modificando un ecosistema con effetti negativi sia
sull’ecosistema stesso che sulle attività umane. Per questo è di fondamentale importanza monitorarne la
diffusione.
Già dalla scorsa estate il CNR Istituto per lo Studio degli Ecosistemi di Verbania Pallanza ha intrapreso lo studio di
questi molluschi lungo il perimetro del Lago Maggiore, verificando la presenza di dense popolazioni in tutto il
bacino meridionale e nel golfo Borromeo. Nelle ultime settimane, grazie alla collaborazione dell’Associazione Sub
Verbania (Nucleo di Protezione Civile) è stato possibile effettuare uno studio sulla presenza di questi organismi
anche a maggiori profondità. I sub stanno infatti mettendo a disposizione dei ricercatori del CNR ISE natanti e
personale esperto per le immersioni permettendo di verificare fino a quale profondità questi molluschi si sono
insediati. La preziosa collaborazione con i sub dà così modo ai ricercatori dell’Istituto di stimare la reale
abbondanza e l’estensione di queste specie invasive nel Lago Maggiore, dato fondamentale per valutare i possibili
effetti sull’ecosistema. L’insediamento delle due specie di molluschi sopra citate può infatti avere conseguenze
sulla biodiversità e sulle attività di pesca, oltre che procurare danni economici derivanti dall’ostruzione dei canali
di irrigazione o drenaggio e delle prese d’acqua per usi industriali e civili.
Analogamente a quanto avvenuto per altre specie invasive, fattori quali le immissioni di ittiofauna o il trasporto
mediato da imbarcazioni possono aver contribuito all’introduzione delle specie nel Lago Maggiore, benché allo
stato attuale delle conoscenze non sia possibile escludere la diffusione tramite connessioni idrografiche da
ambienti limitrofi già colonizzati ma non ancora noti come aree di nuovo insediamento. Infatti, la presenza di
specie invasive nell’ambiente può passare inosservata, almeno nelle prime fasi di insediamento, come sembra
dimostrare questo stesso rinvenimento casuale in un ecosistema soggetto a monitoraggio continuo ed intensivo
come il Lago Maggiore.
E’ importante sottolineare come le sinergie tra enti ed associazioni attive sul territorio permettano di affrontare
con maggiori probabilità di successo e migliori risultati studi di problemi ambientali complessi e con effetti non
facilmente prevedibili come le invasioni di specie alloctone, un fenomeno in rapida crescita a livello globale che
rappresenta una delle più gravi minacce alla biodiversità.
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